Il paesaggio scenico di Gabriele d’Annunzio
Giovanni Isgrò
Il paesaggio scenico di Gabriele d’Annunzio
Nella metà degli anni Novanta dell’Ottocento si manifesta come è noto in d’Annunzio l’idea di scrivere per il teatro. Si tratta della scoperta di una vocazione profonda che si intreccia con la sua visione poetica e che viene animata da un desiderio forte di liberazione dagli schemi e dai codici consolidati negli spazi del teatro borghese e commerciale. È in questa tensione liberatrice che d’Annunzio pensa al teatro en plein air come forma che gli consenta di uscire dagli angusti spazi del teatro al chiuso in quanto limitativi della sua creatività drammaturgica. In questo senso l’energia rifondatrice di d’Annunzio pre gli steccati del palcoscenico regolare proiettandosi verso l’esterno, cercando al tempo stesso di riportare il teatro alla dimensione del rito, al quale lo spettatore è chiamato a partecipare come per una sorta di risveglio collettivo rivolto ai valori dell’arte. In questa prospettiva altro fondamentale elemento innovatore del teatro dannunziano è la presenza del paesaggio. Non si tratta tuttavia di un paesaggio fine a se stesso né tantomeno di una semplice cornice naturalistica, ma di una presenza attiva nell’economia del dramma, dialogante con lo stato d’animo dei personaggi, anche quando essi agiscono in spazi interni ma comunque pure collegati visivamente e/o evocativamente con l’esterno.
ISBN: 9788868973247
Pag. 116 – edizione 2024
Bulzoni Editore