Roma 335. Via Rasella, 23 marzo 1944
Carlo Bernari
Roma 335
Via Rasella, 23 marzo 1944
“335” è uno scritto singolare, per motivi intrinseci e per il genere di scrittura. Attraverso la richiesta di Franco Enriquez, direttore del Teatro di Roma insieme al regista Giorgio Ferrara, di scrivere un testo a trent’anni dall’episodio di via Rasella, si risvegliano in Carlo Bernari ricordi del periodo in cui si verificò l’attentato che si concluse con l’eccidio delle Fosse Ardeatine.
Dalla memoria personale lo scrittore passa alla drammaturgia di quella memoria. Il pacchetto di volantini da lui gettati furtivamente nella sporta di una donnetta sul tram mentre una pattuglia tedesca vi fa irruzione diventa un momento in cui, nel testo teatrale, quel pacchetto se lo passano con sollievo le donne sfuggendo a un’ispezione. Il cappotto che Bernari si trova in casa senza sapere chi lo ha lasciato si fa, nella scrittura, simbolo di un passaggio fra uomini in movimento per prepa-rare l’attentato. È ancora Bernari il Cronista Giudizioso che formula a sé stesso do-mande su quanto sta avvenendo, facendosi coro e giudice degli eventi.
È un passaggio dall’individuo singolo alla Storia, un aprirsi del privato alla dimen-sione della civiltà e ai suoi valori. Bernari lo ha fatto interrogando sé stesso, dopo trent’anni da allora: come le pepite d’oro nel setaccio da cui è stata scartata la sabbia, è rimasto quello che interessa ricordare, conoscere e giudicare.
(dall’Introduzione di Maricla Boggio)
Si comprende che se da un lato Bernari poteva apparire come l’autore di riferimento più rappresentativo per il progetto commemorativo del Teatro di Roma, al tempo stesso bastò poco per rendersi conto di quanto egli fosse politicamente “scomodo”, in quanto voce critica da sinistra di quella che possiamo ormai definire “retorica della Resistenza”. Che fu senz’altro necessaria ed eroica secondo il Bernari delle Quattro giornate, ma non scevra di zone d’ombra come il tragico evento dell’atten-tato di via Rasella e del conseguente eccidio.
Questa in sintesi la domanda che si pose Bernari anticipando i tempi del giudizio storico: la bomba che uccise trentatre soldati del famigerato battaglione Bozen in una fase storica in cui i tedeschi si stavano preparando alla ritirata dalla Città Eterna, minacciando peraltro rappresaglie in caso di azioni ostili, fu un atto di eroismo o piuttosto un’azione proditoria, inutile ai fini della liberazione immi-nente e pericolosa per la popolazione? Coraggiosamente Bernari cercò di dare una risposta chiara lasciando esprimere ad un “compagno” dubbi e critiche all’interno del gruppo d’azione partigiano, il tutto segnato dallo scandire del tempo storico dato da un osservatore esterno, controfigura dello stesso scrittore, il Cronista Giu-dizioso che segue come un’ombra e spiega in versi dal forte impatto emotivo lo svolgimento della tragedia immane, da via Rasella alle Fosse Ardeatine.
(dalla Prefazione di Enrico Bernard)
ISBN: 9788868971793
Pag. 100 – edizione 2020
Bulzoni Editore