La storia ha detto il falso. Inganni e falsi miti di chi ha inventato il passato per controllare il presente
Mario De Martino
La storia ha detto il falso
Inganni e falsi miti di chi ha inventato il passato per controllare il presente
Da sempre la Storia è dispensatrice di mezze verità. Ciò che siamo abituati a dare per scontato quasi mai fotografa la realtà dei fatti; complici la tradizione, le influenze culturali e gli insegnamenti degli antichi, il nostro passato si è arricchito di avvenimenti inverosimili, a lungo ritenuti autentici.
Nel medioevo, i monaci amanuensi hanno salvato dall’oblio la cultura antica copiando e ricopiando testi storici, poetici e letterari. Se per alcune opere non possiamo escludere una certa fedeltà agli originali, per molte di esse ci si è spinti decisamente oltre, manipolando, emendando e, nel peggiore dei casi, inventando di sana pianta per adattare il testo alle necessità del momento.
Tra il medioevo e il Rinascimento si è spesso ricorso ad artifici letterari e a pure invenzioni per meri interessi politici ed economici: dalla nascita dell’arciducato d’Austria al misterioso regno del Prete Gianni, passando per i manoscritti perduti di Dante e per la compilazione dei testi biblici, l’uomo ha sempre piegato la Storia ai propri interessi.
Con l’avvento dell’umanesimo e l’affermazione di un rinnovato interesse per l’antico, veri e propri detective di libri hanno girato l’Europa alla ricerca di manoscritti che tramandassero le opere della latinità, pronti per essere copiati e immessi sul mercato. Per secoli sono stati avanzati dubbi in merito alla genuinità di molti ritrovamenti, che ancora oggi includiamo nei manuali scolastici e consideriamo perfettamente autentici.
Con la fine del medioevo, la Storia ha dovuto fare i conti con la più grande operazione di cover-up degli ultimi secoli, finendo col presentarci un personaggio a metà strada tra l’ingenuo navigatore imbattutosi per caso in un «nuovo mondo» e il grande scopritore che ha traghettato l’Occidente verso la modernità: Cristoforo Colombo. Sulla sua impresa sono stati versati fiumi di inchiostro: da dove derivavano le sue certezze sulla possibilità di raggiungere l’Oriente navigando verso Occidente? È stato davvero il primo occidentale a tentare una simile avventura?
Con l’età moderna si è imposta anche un’analisi maggiormente critica del passato: nient’altro che un «dotto piano tardo medievale di falsificazione universale della storia», secondo il pensiero dello storico Wilhelm Kammeier, assai perplesso sull’attività della Chiesa e dei copisti sul finire dell’età di mezzo.
Nel tempo, numerosi altri eruditi sono arrivati ad assumere posizioni estremiste: un gesuita francese del diciassettesimo secolo, Jean Hardouin, metteva in dubbio l’intera storia antica, definendola un falso elaborato a tavolino dagli eruditi medievali; nel Settecento, a dubitare della cronologia universalmente accettata è stato addirittura Isaac Newton, con la sua proposta di riscrivere intere pagine del nostro passato eliminando invenzioni e forzature.
In tempi moderni, la lezione dei Rinascimentali è stata fatta propria da chi ha visto nella diffusione di fake news un perfetto strumento di controllo sulle masse. I grandi imprenditori, dai Rothschild ai Rockefeller, le hanno sfruttate in ambito economico; gli uomini di Stato se ne sono serviti per giustificare interventi militari in giro per il mondo, fomentando paure ingiustificate e riscrivendo il passato a proprio uso e consumo.
La Storia insegna che a dire il falso si ha sempre ragione.
ISBN: 9788831325059
Pag. 230 – edizione 2019
Editore: Formamentis
Collana: Oltre la storia